domenica 13 giugno 2010

'colui che apprende è un uomo che coltiva con amore il proprio giardino delle connessioni'

Ho sempre amato la scuola.


Soltanto all'università ne ho capito il vero motivo.

La 'cultura' era un pretesto. Certo , sono sempre stata curiosa. Vogliosa di superare i miei limiti.

Ma dietro l'animosa ricerca del perchè delle cose, dietro l'interesse per ciò che mi veniva insegnato, c'era il più speranzoso desiderio di trovare dei 'Maestri'. Coloro i quali si sarebbero presi cura di me, facendo in modo che io potessi 'dispiegarmi'. Svelarmi al 'mondo', e a me stessa.

Come dare un nome a tutto questo che non sia educazione? E-ducere, tirare fuori. Con l'arte della maieutica, Liberare. E così Sognare e creare.

Eppure la scuola è un sistema. L'erogazione di un servizio. Quindi un surrogato...della vita.

Certo, è comunque formata da persone. Ed Infatti il mio impegno nello studio , adesso ne sono certa, lungi da essere stato spinto da orgoglio o da un imperativo, era la mia 'prova d'amore' verso gli agognati 'maestri'. Ciò che ricercavo era la relazione, unica premessa per ogni conoscenza.



Eppure, proprio all'università, culmine del percorso scolastico, la mia è tranquilla 'integrazione' nel sistema ha incominciato a manifestare segni di inquititudine

Tutta la mia riottosità nei confronti di un asfittico, coercitivo sistema che frustrava il mio desiderio di essere stimolata ad essere me stessa piegandomi invece ad acquisire nozioni che sentivo terribilmente esterne e sproporzionate rispetto a un obiettivo di educazione della persona, è debordata. Questo disagio, fino alle superiori mitigato grazie alla possibilità di relazione a causa dei numeri ridotti, proprio là dove credevo di trovare la piena soddisfazione del mio bisogno educativo, si è scontrato con la vera lontananza della scolarizzazione dall'educazione .


Quella scolarizzazione della società che si configura, come dice il prof, 'nel cercare in forme proposizionali , somministrate da una cattedra e pagate a un certo prezzo, conoscenze che prima erano 'respirate'. Come confrontare l'acquisto di una barretta e la sua consumazione con la preparazione di un piatto e la sua degustazione con un amico. La differenza è la vita.'

è l'ora che la scuola si riapra alla vita. Come la scuola di Don Milani.


….


Il nostro potenziale di esistenza si alimenta attraverso l'attenzione verso il mondo esterno e la compartecipazione.

La missione della scuola allora può essere davvero quella di sensibilizzare ogni persona verso il suo Personal Learning Envirnoment, la sua rete di connessioni, e finalemente favorirlo nel ricavarsi quella finestra sul mondo da cui spiccare il volo nella vita.